mercoledì 9 dicembre 2015

i morti non sono tutti eguali

I morti non sono tutti eguali

 Ogni due o tre anni, per puro divertimento, Israele bombarda per circa un mese la striscia di Gaza. Uccide all'incirca duemila persone e tra queste almeno cinquecento bambine e bambini, distrugge metà degli edifici e sforacchia tutti i serbatoi di acqua che vede sui tetti per assetare la popolazione.
   Dopo circa un mese di bombardamenti Israele smette di farlo. Fa entrare una dozzina di carri armati preceduti da ruspe in territorio palestinese e si sollazza a terrorizzare la popolazione ed a distruggere quello che dal cielo non si era centrato.

  L'Occidente e meno che mai israele hanno alcun rimorso per questo. Dopo un paio di giorni dall'inizio dei bombardamenti cessano di occuparsene e stendono attorno ai disgraziati palestinesi un blekaut. Possono farlo perchè controllano tutta la informazione in gran parte del mondo.

   Accogliamo con indifferenza le notizie che ci giungono dalla Palestina ed abbiamo assistito quasi divertiti alla granda parata di navi da guerra nel Golfo della Sirte pronte a bombardare Tripoli. Anche i bombardamenti di Bagdad e di Kabul sono stati fonte di divertimento per le platee dei telespettatori di tutto il mondo occidentale.

  Ora per i 130 morti di Parigi la Francia ha dichiarato lo stato di guerra mondiale. Vorrebbe financo che l'Italia intervenisse a tutela deik suoi interessi in Costa d'Avorio, Ciad Niger Mali.

  I 130 morti a Parigi sono esseri umani e riconosciuti tali. Non lo sono i morti di Gaza o di  Tripoli. Incide in questo disconoscimento il fatto che non sono di colore bianco come noi ma olivastro e sono di religione diversa, sono musulmani.

  Ci comportiamo verso i popoli arabi come il lupo si comportò con l'agnello nella favola di Fedro.

Ad rivum eundem Lupus et Agnus venerant siti compulsi: superior stabat Lupus, longeque inferior Agnus: tunc fauce improba latro incitatus jurgii causam intulit. Cur, inquit, turbulentam fecisti mihi istam bibenti? Laniger contra timens, qui possum, quaeso, facere quod quereris, Lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor. Repulsus ille veritatis viribus, ante hos sex menses male, ait, dixisti mihi. Respondit Agnus: equidem natus non eram. Pater hercle tuus, inquit, maledixit mihi. Atque ita correptum lacerat injusta nece.
Haec popter illos scripta est homines fabula, qui fictis causis innocentes opprimunt.

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