giovedì 9 ottobre 2014

una giornata nera



 Una giornata nera per l'Italia

 Ha trascinato a Milano i capi di governo e gli oligarchi europei per farli assistere al suo trionfo ma le cose non sono andate come le aveva pensate. Al Senato ha dovuto aspettare che si facesse tarda notte e comunque la fiducia è riuscita a strapparla forzando coscienze e suscitando proteste e risentimenti che non scompariranno presto. La Merkel gli ha battuto la mano sulla spalla: "Bravo Matteo hai fatto bene i tuoi compiti." Ma il sapore della giornata è amaro, amarissimo,.
 Alla stupidità acefala della destra europea riunita con la scusa di discutere sulla occupazione della quale non interessa proprio niente a nessuno ha offerto "la riforma"  che dovrebbe portare l'Italia nella modernità ed ad avere un mercato di lavoro idoneo ad una fase di sviluppo, di "crescita"..
 
 L'abolizione dell'art.18 che dovrebbe decidere il governo nelle modalità che può convengono ai datori di lavoro non migliorerà la situazione italiana e non aiuterà ad uscire dalla crisi. Non produrrà occupazione ma favorirà il licenziamento della manodopera qualificata che imprenditori predoni sostituiranno con lavoratori usa e getta disposti a lavorare con salari di fame e senza diritti.

  L'Italia non conoscerà nessuna ripresa perchè i salari restano bassi ed al disotto dei bisogni delle famiglie italiane. L'astuzia di aggiungere uno stipendio prelevandolo dal TFR non servirà  a niente come non sono serviti a niente gli ottanta euro. Salari e stipendi in Italia bloccati da venti anni con l'abolizione della scala mobile e gli accordi di concertazione del governo Ciampi abbisognano di crescere perlomeno del venti per cento per rimettere in moto la domanda interna e quindi gli investimenti. Inoltre il peso delle quattro terribili amministrazioni Comuni, province, regioni e Stato sui lavoratori-contribuenti è diventato insopportabile. Il prelievo fiscale locale è diventato esoso. La sola tassa sul ritiro delle immondezze pesa per 350 euro annui in media a famiglia. Tutto è diventato più caro ed a volte quasi inaccessibile nonostante l'Istat  faccia vedere che le cose non stanno così-

   Matteo Renzi  ansioso di fare il primo della classe e di mostrare la sua possanza alla cricca della Merkel che ha in mano l'Europa si è dato ieri una pesante zappata sui piedi. Ha annullato il diritto al lavoro ma questo non aiuterà l'Italia a crescere e la crisi aumenterà. Presto sarà costretto ad una nuova mostruosa stretta fiscale. Pare che manchino qualcosa come cinquanta miliardi di euro che bisogna recuperare. Si affanna a dire che non  ci saranno nuove tasse ma sappiamo che non è attendibile. E' bugiardo professionale.

  Poteva essere fermato dal Sindacato che però gli è complice. Complice la Camusso che ha fissato lo sciopero per la fine del mese fuori tempo massimo per incidere sugli eventi che oramai si so no compiuti. Complice Landini per il TFR anche se minaccia stupidamente l'occupazione delle fabbriche tanto per darsi un contegno stile Fiom rivoluzionaria.

 Soltanto Cinque Stelle ha difeso i lavoratori italiani facendo una opposizione sincera e generosa per la quale ha  subito le vergate del presidente del Senato.
  Quella parte del PD che poteva fermare Renzi non lo ha fatto per viltà per convenienza perchè ha voluto confermare la sua omologazione liberista,. Ha presentato un documento miserabilmente nicodemico in cui sostiene che ha votato qualcosa che non condivideva per salvare il governo. Un governo di cui è parte i ntegrante la destra di Alfano. Un governo che ha un lord protettore in Berlusconi.
 Il danno prodotto non solo ai lavoratori ma alla società italiana con la Job Act è tale da alterarne il futuro. L'Italia  non è più una democrazia industriale ed ha un futuro che la spingerà verso i paesi che una volta si chiamavano in via di sviluppo e che noi potremmo definire per essa in via di decomposizione.
 


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